i bambini sanno qualcosa che la maggior parte della gente ha dimenticato
Autore: titti________
Leggere -bookaholic- viaggiare-tripaholic- scrivere nuotare camminare le moto cucinare/mangiare/bere/gustare ridere ascoltare ballare cantare comunicare -talkaholic- condividere sorridere abbracciare baciare amare scambiarsi❤️❤️❤️ .... i bambini i colori i Profumi La Luna il cinema i libri ovunque la musica l'arte l'acqua la natura la carta il buon cibo il buon vino la Pizza il cioccolato le lingue straniere gli amici la famiglia il mare la vita ..... ***
Toccare il fondo e andare oltre… Là, dove il cuore stanco e a pezzi e la mente massacrata chiedono pace perdono e respiro a Dio, dove Dio raccoglie i frantumi rimasti di noi e li riporta con amore dove un tempo fummo bambini, quando i sorrisi erano solo sorrisi e il tempo non chiedeva nulla ma era solo foglie verdi o rosse, quando cercavi una mano sicura e fidata e la trovavi ovunque e una preghiera era il nostro angelo che ci cullava e ci accompagnava nei sogni
Mio signore, dato il cotal calore che il mio bel corpo emana per la vostra amabile presenza, presto svelato l’etereo volto avrò sul drappo di seta rosso rubino finemente bordato che ricopre il nostro sacro talamo.
Istintivamente si perderà il mio languido sguardo nelle fredde ombre dei vostri umidi occhi.
I profondi gemiti sulle pareti nude riecheggeranno, rievocando in mosaico ricordi di tempo eterno.
Una pungente fitta il nobile cuore sentirà, ma di essa il cortese paladino non abbia cura. Tale è l’inevitabile destino di chi sotto la lucente stella della rinascita la giusta via ancor cerca e il desìo inestinguibile spinge.
Le chiare iridi solcate da calde onde dei tempestosi mari del voluttuoso pianto. L’emaciato volto pel tocco dell’oblio mancato.
Ma serena in essere eternamente rimarrò, raminga nello spirito.
A cader perduta nelle vostre ardenti e forti braccia. Il vostro amato nome verrà mormorato in increspar di labbra. Della vostra desiderata presenza sempre gioirò sui miei palpitanti seni.
Amicizia … Davvero riuscivo ancora ad attribuirle un senso?
Non ho figli. Quei bambini non erano miei. Quando mai i figli sono nostri? Anche se so che rimarrò per sempre nei loro pensieri e loro nel mio cuore.
Me ne sono andata per un semplice motivo: ho perso la fiducia nel prossimo, arrivando alla definitiva conclusione che non ci si può proprio affidare mai, a volte nemmeno a chi ci ha generato.
E siccome sono invece nata, ma soprattutto cresciuta, nutrita di fiducia, gli altri in me e io negli altri, per me il prossimo significava tutto.
Per ovvio sillogismo ero fortemente convinta d’aver perso ogni cosa; sì, perché l’ultima delirante sfumatura che intuivo mi stava letteralmente terrorizzando: sarebbe inevitabilmente arrivato il terribile momento in cui non avrei potuto fidarmi nemmeno di me stessa?
Ora lui è lontano, probabilmente su un’isola sperduta in attesa di precise istruzioni per proseguire, anche se io preferisco immaginarlo mentre cammina tra la folla fitta di persone che vivono vite frenetiche in una caotica grande città, con quel suo passo sicuro e la faccia accigliata, in procinto di organizzare al meglio una nuova missione segreta.
Per quanto riguarda me, ho lasciato la città dopo pochi giorni dalla sua imprevista partenza -chiamarla scomparsa mi fa sentire tutto il peso della vita che passa-, giusto il breve attimo di cedere ad altri il posto di lavoro che occupavo instancabile da un tempo per me divenuto davvero troppo e insopportabile, fare i dovuti passaggi di proprietà, salutare i miei adorati cari -mi ci volle davvero una forza indicibile per rassicurarli che là, nel magico luogo che avevo trovato, ci sarebbe stato un aeroporto di facile accesso- e i pochi amati amici che sapevo vicini.
O aveva semplicemente preferito lasciare tutto e tutti perché soggiogato da situazioni critiche divenute per lui insopportabili?
Non lo so, è la parte che non conosco. E non voglio più nemmeno saperlo.
Ho perso tante energie indispensabili alla sopravvivenza prima di raggiungere il luogo suggestivo in cui ora mi trovo.
Temo che l’età, il tempo che trascorre inesorabile lasciando le sue evidenti tracce ovunque, sia stato il suo vero punto debole, il suo tallone d’Achille, anche se questo non l’avrebbe mai voluto lasciar trasparire.
Il suo noto senso della relatività non era mai esistito? O era semplicemente venuto meno?
Sì, perché fu più tardi e all’improvviso che, nonostante gli anni trascorsi a fare del nostro meglio, lui per le sue grandi missioni che ormai non gli concedevano più tempo né spazio, e io per cercare di rendere migliori i nostri bei momenti insieme, tutto accadde in meno d’un fugace battito d’ali, senza che nessuno potesse far nulla per impedirlo.
Mille continue domande senza mai fine, conclusioni incerte, vacillanti e soprattutto dubbi inutili.
Una nuova missione finita male? Una difficile partita persa che l’aveva lasciato senza speranza alcuna? Una scelta sbagliata che l’aveva costretto alla disperata fuga? La costante preoccupazione di essere definitivamente scoperto, messo a nudo, braccato, senza più via di scampo? Un errore fatale che aveva ripetuto e che l’aveva definitivamente messo con le spalle al muro?