Mi sveglio all’alba, un attimo prima viola blu azzurro giallo bianco è l’intimo pensiero fresco il fiore che nasce a primavera.
Percorro la solita strada ma non è la stessa a volte mi perdo e poi mi confondo stavolta rallento e non cerco più nulla.
I vivi colori rammentano l’ardente estate ma in autunno sono così cambiati li sento vicini mi fondo con loro divento tutt’uno il cielo limpido è immobile sopra di me.
Cambierò come allora i pezzi che si aggiungono a me creano il pensiero del mattino che fin qui mi ha accompagnata. E’ tenerezza infinita.
I ricordi diventano il presente che fa parte di me diventata forte limpido acceso come un fascio di luce che squarcia il cielo.
Mio signore, dato il cotal calore che il mio corpo emana per la vostra amabile presenza, presto svelato il volto avrò sul drappo di seta di rosso rubino finemente bordato a ricoprir il nostro sacro talamo.
Istintivamente si perderà il mio sguardo nelle fredde ombre dei vostri amati occhi.
I profondi gemiti sulle pareti nude riecheggeranno, rievocando in mosaico ricordi di tempo eterno.
Una pungente fitta il nobile cuore sentirà, ma di essa il cortese paladino non abbia cura.
Tale è il destino di chi sotto la stella della rinascita la via ancor cerca e il desìo inestinguibile spinge.
Le chiare iridi solcate da calde onde dei mari del voluttuoso pianto.
L’emaciato volto dal tocco dell’oblio mancato.
Ma serena in essere rimarrò, raminga nello spirito.
A scivolar perduta nelle vostre ardenti e forti braccia.
Il vostro nome mormorato in increspar di labbra.
Della vostra presenza sempre gioirò sui miei turgidi seni.