a me suonava tanto poetico (e come posso io sottrarmi a qualcosa di poetico e sensoriale?), ma sapevo bene che quando sono entrata in ospedale l’altra mattina (evviva : un reparto nuovo che ogni tanto cambiare fa bene) di poetico non c’era proprio niente, solo la magia di immaginare i bambini che quel giorno sono svegli da ore e persi tra le sorprese. Rapiti, trasportati in un altro mondo. Latte e biscotti per la santa e farina per l’asino spariti. Sorrido.
E nemmeno mi aspettava qualche pratica magica per far comparire le anime dei morti… la pratica è sempre e solo quella del ticket all’accettazione.
Costo : un botto (no no, non un botto anticipato di fine anno).
Ma vuoi mettere la coda alla cassa con sottofondo musicale del Natale, lucine e alberelli con addobbi ovunque mi girassi per scorgere un sorriso? Neanche l’ombra di questo “un sorriso”. Va beh, capiamolo, ci penso io.
Costo : zero.
Soddisfazione : “grazie, sono i miei cioccolatini preferiti! come ha fatto a indovinareeeee?” quando ho consegnato allo sportello la scatola dei fondenti insieme alla carta di credito …. “ma non ho indovinato io; è stata la santaaaaaa”.
Altro sorriso, stavolta con lo scambio.
Per farla breve, io il presepe con i personaggi in carne e ossa l’ho visto, lo apprezzo, mi affascina e lo guardo davvero volentieri, ma dell’albero di natale vivente non conoscevo l’esistenza.
Nella saletta col lettino, dopo aver salutato con sorrisi miei e cioccolatini della santa scambiati con i loro sorrisi e grazie, mi hanno fatta sdraiare, addobbata di fili di diversi colori, elettrodi, aghi, cerchietti con la cremina e, giuro, mi hanno accesa con battiti e scossette. Mi hanno anche fatta alzare e sedere e l’albero è diventato ancora più reale perchè la scossa col disco sulla schiena quella è forte, arriva inaspettata e ti fa rimbalzare in avanti.
Battuta mia al doctor e alla tecnica per accertarmi che l’albero di natale vivente abbia funzionato. Ridiamo.
Risultato : “gli evocati vanno bene”.
Pioggia di sorrisi, auguri e grazie.