Semplifichiamo : quel viaggio mi riportò indietro.
Durò anni e sembrava non finire mai.
Sembrava sempre qualcos’altro.
Un po’ quello che succede nella testa con le immagini per le illusioni ottiche, perché invece il tempo se ne andò via velocemente.
Certo, cosa normalissima, ovvia, scontata, come sempre.
Ma è il suo modo nel farlo che mi colpì.
Letteralmente, mi colpì.
Sembra incredibile ora che ricordo, ma sono sicura che si fermò un istante anche lui, insieme a me.
Ebbi la netta impressione che si aggrappasse ad ogni pezzo del mio essere.
Voleva fermarsi?
Voleva fermare me?
Impossibile, io non stavo morendo.
Bruciavo, piangevo, tremavo, ero piena di passione.
Impossibile.
Prima mi guardò in faccia come mai aveva fatto, poi, dovendo riprendere la sua corsa per recuperare in volo, mi investì, letteralmente appunto.
Il tempo.
Fu uno scontro frontale.
A quel punto ero lucida, emozionata, decisa.
Lui rimbalzò avanti.
Io venni immediatamente proiettata in un’altra dimensione.
Quale?
Non posso definirla, non la conoscevo prima ma la conosco sempre meglio ogni giorno che passa.
All’inizio non puoi rendertene conto immediatamente, se non fosse per quel sorriso che ti ritrovi spesso in faccia.
Dopo è una meraviglia, perchè quel sorriso te lo ricordi.
C’è sempre stato.
Sospeso nel vuoto un filo immaginario da un punto ad un altro e tu, le braccia aperte come ad abbracciare il mondo, ci cammini sopra in perfetto equilibrio.
Quasi perfetto.
La perfezione non esiste.