Ti voglio raccontare una storia di cui non ti avevo mai parlato prima perchè non ho avuto il coraggio di farlo. Fai un respiro profondo e leggila.
Durante un viaggio fatto alcuni anni fa in compagnia di amici in India e Nepal, mi è capitato di vivere una vera e propria avventura che, fortunatamente, si è risolta felicemente per tutti, visto che sono qui a raccontarla.
Avevamo organizzato un trekking nella giungla nepalese a base di rafting, elefanti, buone camminate, jeep ed altro ancora e, mentre ci addentravamo con difficoltà all’interno della lussureggiante natura tropicale, ti lascio immaginare la bellezza del paesaggio, sentiamo in lontananza un pianto, un pianto non disperato ma triste e malinconico.
Era una madre che non trovava più il suo piccolo, sparito dentro la giungla. Aveva occhi molto espressivi e ci raccontava che il suo cucciolo era scappato per gioco nella giungla e non l’aveva più ritrovato.
Decidemmo allora di aiutarla e pensammo sarebbe stato utile affiancarle una persona di nostra fiducia durante le ricerche. Lo soprannominammo Stopper perchè doveva fare una marcatura molto stretta, ma certamente piacevole, alla sfortunata madre (erano tutti un pò invidiosi del suo compito).
All’improvviso, proprio nel bel mezzo delle ricerche, la terra ci tremò sotto i piedi. Un terremoto ci aveva fatto salire l’adrenalina a mille. Eravamo eccitati e spaventati allo stesso tempo. Il movimento tellurico era sussultorio e ondulatorio e di una potenza devastante ma, fortunatamente, durò solo pochi secondi e poi tutto tornò calmo e tranquillo come prima. Almeno all’apparenza, perchè non avremmo mai potuto immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.
Il fiume che attraversava la giungla disegnando un serpente verde smeraldo si stava ingrossando a vista d’occhio ed il pericolo che incombeva su di noi era terribilmente chiaro. Il nostro gruppo si trovava infatti sull’argine del fiume che lambiva la gola di una montagna a strapiombo. Per un lungo tratto non potevamo allontanarci dall’argine ma solo costeggiarlo. Un fiume in piena ci avrebbe inesorabilmente travolti. Dovevamo far presto.
Al tecnico della Wind, era un componente del nostro gruppo, venne in mente di avere con sè un cannottino autogonfiabile che però era bucato su un lato. In qualche modo dovevamo ripararlo.
Dopo un breve consulto sul da farsi, al pompiere, un certo Enrico da Montefiori, venne in mente di avere con sè degli attrezzi che solitamente portava durante i suoi viaggi. Dopo aver rovistato un pò, tirò fuori un adesivo che lui definiva miracoloso perchè, una volta appiccicato, non si sarebbe più staccato.
Detto fatto, il canottino era pronto. Ci salimmo in cinque : io, il pompiere, il tecnico della WInd, Stopper e la madre che, stranamente, non mostrava disperazione per il fatto di non aver ancora ritrovato il suo piccolo.
Forse nascondeva qualcosa……………………….UNDER CONSTRUCTION